GIOVANNI VERGA - I MALAVOGLIA
di
Marco
Giovanni Verga (1840-1922)
Scrittore italiano. Seguì la spedizione dei Mille, fondò il settimanale "Roma degli italiani". Nel 1872 si trasferì a Milano, dove fu vicino agli esponenti della scapigliatura ma rinsaldò soprattutto i vincoli d'amicizia col Capuana. Egli veniva scoprendo la sua vena più personale di scrittore verista nei racconti e nei romanzi di vita siciliana. Opere: Mastro Don Gesualdo, Novelle rusticane, Vita dei campi, Storia di una capinera.
Racconta la storia di una famiglia di pescatori che vive ad Aci Trezza, un piccolo paese vicino Catania. Fa parte del ciclo "I vinti", il cui destino è governato dalla legge della miseria. Contro di questa si ribella il nipote di padron 'Ntoni, 'Ntoni, ma dopo il suo vano tentativo di sottrarsi alla miseria questi deve allontanarsi dal paese e dalla casa che, come un tempio profanato, sarà riconsacrata dall'ultimo dei Malavoglia, Alessi.
Onnisciente eterodiegetico
Centro lirico dei Malavoglia è il sentimento primordiale della socialità , quale si rileva nella cerchia degli affetti familiari: tale "religione della famiglia" è l'unica difesa contro la forza nemica e occulta dello Stato, incombente sul piccolo mondo dei pescatori col suo servizio di leva, le sue imposte indirette e la sua iniqua giustizia. Manca però in Verga una fede positiva, sia essa religiosa (il naufragio della Provvidenza è appunto il simbolo di un mondo senza trascendenza) o laica. L'autore stesso disse, in una lettera all'amico Salvatore Paola, che il ciclo dei Vinti, di cui i Malavoglia costituiscono il primo dei romanzi, rappresentante gli strati sociali più bassi, voleva essere una specie di fantasmagoria della lotta per la vita.
Protagonista del romanzo è di fatto tutto il paese, costituito da personaggi uniti da una stessa cultura, ma divisi da antiche rivalità ; grazie ad una scrittura sapiente che riproduce alcune caratteristiche del dialetto e che riesce ad adattarsi ai diversi punti di vista dei vari personaggi, il romanzo crea l'illusione che a parlare sia il mondo raccontato. L'abilità tecnica di Verga lascia stupito il lettore, alle prese con un testo affascinante e difficile, al cui centro vi è il canone dell'impersonalità , una tecnica capace di dar voce ai personaggi popolari rinunciando alla mediazione di chi racconta. Applicando con massimo rigore la formula verista, Verga filtra il racconto attraverso i pensieri e i discorsi dei personaggi. L'esito altissimo è la coralità , che fa del romanzo un blocco stilisticamente unitario.
Si può facilmente confrontare i Malavoglia di Verga con Madame Bovary di Flaubert, che, però, nonostante le numerose affinità tra il pensiero naturalista e quello verista, va inteso in maniera diversa. Fondamentalmente dietro al naturalismo vi è una società matura e consapevole e l'opera assume un ruolo di azione innovatrice, mentre i veristi si trovano dinanzi a masse culturalmente sprovvedute, incapaci di recepire il messaggio. Verga si rivolge alle plebi contadine, Flaubert alle classi sociali produttive; oltretutto egli è incapace di additare concrete possibilità di riscatto. Già il sopratitolo "i vinti" fa capire che i Malavoglia sono condannati in partenza alla sofferenza; così non è per Emma Bovary. Si può inoltre fare una considerazione forse un po' ardita, ma che a mio parere rappresenta molto bene i due romanzi. Emma Bovary forse potrebbe esistere; i Malavoglia sicuramente esistono.
editus ab
di
Marco
AUTORE
Giovanni Verga (1840-1922)
NOTIZIE SULL'AUTORE
Scrittore italiano. Seguì la spedizione dei Mille, fondò il settimanale "Roma degli italiani". Nel 1872 si trasferì a Milano, dove fu vicino agli esponenti della scapigliatura ma rinsaldò soprattutto i vincoli d'amicizia col Capuana. Egli veniva scoprendo la sua vena più personale di scrittore verista nei racconti e nei romanzi di vita siciliana. Opere: Mastro Don Gesualdo, Novelle rusticane, Vita dei campi, Storia di una capinera.
CONTENUTO DELLA VICENDA
Racconta la storia di una famiglia di pescatori che vive ad Aci Trezza, un piccolo paese vicino Catania. Fa parte del ciclo "I vinti", il cui destino è governato dalla legge della miseria. Contro di questa si ribella il nipote di padron 'Ntoni, 'Ntoni, ma dopo il suo vano tentativo di sottrarsi alla miseria questi deve allontanarsi dal paese e dalla casa che, come un tempio profanato, sarà riconsacrata dall'ultimo dei Malavoglia, Alessi.
TIPO DI NARRATORE
Onnisciente eterodiegetico
SIGNIFICATO DELLA VICENDA
Centro lirico dei Malavoglia è il sentimento primordiale della socialità , quale si rileva nella cerchia degli affetti familiari: tale "religione della famiglia" è l'unica difesa contro la forza nemica e occulta dello Stato, incombente sul piccolo mondo dei pescatori col suo servizio di leva, le sue imposte indirette e la sua iniqua giustizia. Manca però in Verga una fede positiva, sia essa religiosa (il naufragio della Provvidenza è appunto il simbolo di un mondo senza trascendenza) o laica. L'autore stesso disse, in una lettera all'amico Salvatore Paola, che il ciclo dei Vinti, di cui i Malavoglia costituiscono il primo dei romanzi, rappresentante gli strati sociali più bassi, voleva essere una specie di fantasmagoria della lotta per la vita.
ASPETTO STILISTICO E LINGUISTICO
Protagonista del romanzo è di fatto tutto il paese, costituito da personaggi uniti da una stessa cultura, ma divisi da antiche rivalità ; grazie ad una scrittura sapiente che riproduce alcune caratteristiche del dialetto e che riesce ad adattarsi ai diversi punti di vista dei vari personaggi, il romanzo crea l'illusione che a parlare sia il mondo raccontato. L'abilità tecnica di Verga lascia stupito il lettore, alle prese con un testo affascinante e difficile, al cui centro vi è il canone dell'impersonalità , una tecnica capace di dar voce ai personaggi popolari rinunciando alla mediazione di chi racconta. Applicando con massimo rigore la formula verista, Verga filtra il racconto attraverso i pensieri e i discorsi dei personaggi. L'esito altissimo è la coralità , che fa del romanzo un blocco stilisticamente unitario.
SPUNTI DI CONFRONTO
Si può facilmente confrontare i Malavoglia di Verga con Madame Bovary di Flaubert, che, però, nonostante le numerose affinità tra il pensiero naturalista e quello verista, va inteso in maniera diversa. Fondamentalmente dietro al naturalismo vi è una società matura e consapevole e l'opera assume un ruolo di azione innovatrice, mentre i veristi si trovano dinanzi a masse culturalmente sprovvedute, incapaci di recepire il messaggio. Verga si rivolge alle plebi contadine, Flaubert alle classi sociali produttive; oltretutto egli è incapace di additare concrete possibilità di riscatto. Già il sopratitolo "i vinti" fa capire che i Malavoglia sono condannati in partenza alla sofferenza; così non è per Emma Bovary. Si può inoltre fare una considerazione forse un po' ardita, ma che a mio parere rappresenta molto bene i due romanzi. Emma Bovary forse potrebbe esistere; i Malavoglia sicuramente esistono.
editus ab